Una porta aperta

By gennaio 7, 2015 Uncategorized 38 Comments

Voglio molto semplicemente aprire la porta per accogliere tutti gli ospiti di questo spazio  monolitico, in quanto monotematico, ma dalle mille sfaccettature come quelle del ” diamante” che ne funge da testimonial!
Accomodatevi tutti e sarete parimenti “tutti” graditi!

38 Comments

  • Antonio scrive:

    Sono rimbalzato inaspettatamente su questo sito mentre cercavo notizie per l’acquisto del libro.
    che bella sorpresa! grazie per questa possibilità che mi propongo di sfruttare non appena avrò fra le mani e avrò letto quest’atteso 1° volume.

  • admin scrive:

    Un BENVENUTO specialissimo per il primo visitatore di questo sito! … e a presto.

  • m_rosa scrive:

    Che bello! Un sito dove poter parlare e porre le domande che la lettura della Pietra Angolare Miriamica immancabilmente suscita. Ringrazio l’Autrice ora non più solo per la pubblicazione del Libro, ma anche per la sua infinita disponibilità a parlare con noi lettori in questo nuovo sito. Che cresca come le mille sfaccettature che l’immagine di copertina evoca. Auguri!!!

  • Patrizia scrive:

    Rivolgo i più sinceri auguri a questo sito e al libro che contiene. Perché è la prima volta – per quanto di mia conoscenza – che un organismo iniziatico consenta a studiosi e ricercatori di attingere a materiale originale e inedito che gli compete, attraverso una ricostruzione storica ineccepibile e neutrale. Mi ripropongo, non appena avrò letto il libro attentamente, di approfittare della generosa disponibilità dell’Autrice-Curatrice per rivolgerle quei quesiti che eventualmente potrò formulare.

  • franco scrive:

    Gentile Dottoressa,
    nel 2006, per semplice curiosità, avevo partecipato all’incontro tenutosi a Roma presso il CNR-sala Marconi, ove si parlava della tradizione ermetica rifiorita a Napoli nella seconda metà dell’800. Nel frattempo ho letto molto di quello che un po’ tutti raccontano sull’argomento, disorientando molto e dicendo di tutto e di più. In questa sede vorrei parteciparle la mia personale ammirazione nel veder nascere un sito così moderno, senza traccia degli “orpelli occultistici” e in cui spero a breve di poter dialogare con Lei sull’argomento che mi sta a cuore, appena letto il volume. Intanto abbia i sensi della mia stima. Grazie dell’ospitalità e molti auguri di buon anno.

  • Luna scrive:

    Bello il sito, complimenti!
    Da uno sguardo al libro vedo una trattazione documentale notevole, che mi sembra offra approfondimenti su più livelli e angolature. Sono molto colpita anch’io dal tratto estremamente oggettivo e impersonale su argomenti delicati e di spessore, arricchiti da riferimenti storici e documentali. Sto leggendo la parte sulla contestualizzazione ai tempi di Kremmerz. E i Regolamenti dell’Ordine Egizio (da cui traspare un’etica inarrivabile!). Ebbene, sì, nel ringraziare l’Autrice per questo bel frutto e della cortese disponibilità è certo che anch’io chiederò lumi!

  • Lino scrive:

    Gent.ma Autrice,
    vengo ora dal terminare il 4° paragrafo del Capitolo III “La tradizione iniziatica nell’antichità…” che ho trovato oltremodo interessante e significativo. Devo infatti dire che la tradizione occidentale, per quanto ne avevo letto al di fuori di Giuliano Kremmerz, a differenza delle tradizioni iniziatiche orientali, andine e aborigene, appariva molto ‘mentale’, legata a concetti da leggere e capire più che a trasformazioni reali e concrete del proprio corpo e delle proprie funzioni anche (ma non solo) cerebrali. Ho trovato quindi illuminante quanto scritto dal Galleani riassumibile nella frase: “…la rigenerazione dell’uomo ad opera di lui stesso e della rigenerazione della materia per opera dell’uomo rigenerato”.
    Spero perciò di avere bene inteso che anche nella tradizione occidentale il pensiero filosofico e il retto intendimento SUCCEDONO e non PRECEDONO la salute del corpo umano e il suo funzionamento, (in pratica il vecchio detto che la mente sana deriva dal corpo sano).
    Scusandomi per l’impeto di questa mia (che probabilmente sarà solo la prima di altre osservazioni in corso di lettura) porgo le più sentite congratulazioni alla scrittrice per un’opera tanto poderosa quanto preziosa nel panorama sociale del nostro inaridito Mediterraneo.
    I migliori saluti, Lino Cunucella

  • m_rosa scrive:

    Sto procedendo con la lettura della Pietra Angolare e anche se ancora non ho delle domande precise da porre all’Autrice, mi sento, però, di dire che mai avrei pensato che un tomo di tale spessore, potesse rivelarsi anche di facile e spedita lettura.
    Sicuramente c’è il fatto che come Miriamica sono particolarmente interessata alla storia della Fratellanza che qui viene spiegata, ma questo non basta, come non basta lo stile giornalistico di chi è abituato, facendo cronaca, ad arrivare al punto in poco tempo, senza tanti giri di parole, perché qui, oltre alla chiarezza espositiva c’è dell’altro.
    C’è una straordinaria capacità di coniugare una visione distaccata e scientifica degli avvenimenti, con una capacità empatica carica di sentimento che senza mai interferire nei fatti narrati, ne potenzia, in realtà, lo spessore dei contenuti riuscendo a parlarne da una angolatura più intima e profonda che solo un conoscitore attento della materia e nel contempo un animo Sensibile (nel senso più profondo e ampio del termine) riesce a fare. Ancora complimenti.

  • A.D. scrive:

    Commovente la storia rilevata da questa lettura ed in particolare in queste note a pag. 259 e ancora avanti, sino a giungere a: ” I Regolamenti dell’Ordine Egizio” de: “La Pietra Angolare Miriamica”, ivi, mi sono arrestato a meditare un po’ e ho sentito l’esigenza di esprimere qualche parola, non priva di sincero sentimento di gratitudine per gl’illustri Protagonisti, e per chi ha speso le sue energie per realizzare questo Gran Lavoro.

  • Terry scrive:

    La lettura del Libro scorre gustosa come un cibo desiderato, almeno per un Miriamico che sa di chi legge e cosa legge. Non aggiungerò molto sul testo, perchè tutti coloro che hanno postato ne hanno estratto apprezzamenti, analisi, riflessioni, gratitudine. Io mi ritrovo pienamente nell’osservare quanto documentato, apprendendo e riflettendo nel mio cammino personale e ringraziando Chi maternamente e generosamente ha offerto questo dono, come latte materno ereditario
    Ringrazio per le generazioni a venire che troveranno documenti, foto, spiegazioni e, avvezzi alle profuse editorie, godranno di ampie note documentabili, scritti inequivocabili, prove di purissima esperienza esoterica ed iniziatica pro salute populi
    E…nonostante l’equidistanza espositiva, io che l’Amo, ritrovo nell’autrice il mio attuale Maestro col suo stile personale che non voglio aggettivare, ma che riconoscerei anche leggendo una semplice lista della spesa.
    Per il l suo sconfinato Amore, grazie

  • Orso Guerino Salimbeni scrive:

    Il diffuso opinionismo di cui è spesso malato il giornalismo italiano, e che tanto ha invaso i mezzi di comunicazione in questi giorni densi di trasformazioni sociali, ha reso ancor più nitidi il rigore e la puntualità con cui si è posto il volume de La Pietra Angolare Miriamica nel panorama editoriale: di settore e non. Infatti è raro trovare un argomento solitamente tanto ‘fumoso’ come la Tradizione Iniziatica occidentale trattato in maniera seria e rispettosa di fatti, documenti e dati storici. Abilità della curatrice, certo, maiuscola Giornalista per capacità di scegliere e restituire eventi e notizie ma, evidentemente, anche forza di un patrimonio iniziatico importante e completo alla cui consultazione e fruizione la stessa curatrice è stata ammessa in quanto, per sua stessa asserzione, deputata a tramandare e rappresentare la Delegazione Generale di una Fratellanza ultracentenaria.
    Stupisce pensare che possano esservi guerriglie e dispute: fuori dal magma scandalistico, propinato ai meno acculturati per ingraziarsene il favore animale, la Scienza Ermetica resa disponibile a sperimentatori e studiosi non può più essere oggetto di simulazione se viene mostrato il patrimonio iniziatico codificato su cui si fonda e da cui emerge il filo logico che la promuove. “Il popolo sovrano non conosce che quello che gli si fa conoscere per il veicolo officiale della scienza costituita a provvidenza statale”: ma le foto restituiscono le evidenze (330 documenti originali sono davvero tanti!) e la loro lettura conduce per deduzione a conclusioni inoppugnabili.
    Concludo con una riflessione: in altri ambiti culturali, quando si parla di patrimonio tradizionale, sono tutti fieri di dichiararsi appartenenti a quella matrice: gli aborigeni o gli andini citati da Lino Cunucella non entrano in competizione disputandosi le proprie radici, al contrario – se inclini alla ricerca di una via di tale tipo – ne seguono l’origine o comunque ammirano e rispettano chi ha la volontà e la disciplina di farlo. C’è da sperare che, con tanta profusione di elementi oggettivi, accada lo stesso al nostro opinionistico belpaese!

  • kridom scrive:

    Più che leggere, ho divorato questo primo volume della Pietra Angolare Miriamica. L’ho trovato molto facile da leggere per la chiarezza del linguaggio e molto scientifico per il lavoro che è stato svolto sulle fonti. Finalmente un libro che non si basa sui relata refero o su arbitrarie illazioni o su puro gossip. Un punto che ho trovato molto interessante è a pag. 281-282 (ripreso a pag. 428 e segg.) dove l’Autrice riporta gli appunti del Maestro Jesboama relativi al Maestro Ottaviano. Nessun altro autore di libri che pretendono di ricostruire la storia della Fratellenza di Miriam di quegli anni ha mai scritto nulla sul fatto che vi fossero due Ottaviano: il primo N.R. Ottaviano, autore di alcuni articoli sulla rivista Commentarium e il secondo R.P. Ottaviano, che era il Segretario dell’Ordine Egiziano. Anzi, si è spesso volutamente confusa l’identità dei due, trattandoli come se fossero la stessa persona. Con la pubblicazione di questo libro, finalmente si mette un punto fermo sulla querelle ribadendo che R.P. Ottaviano altri non era che Augusto Ottaviano Koch e non il Principe Caetani, come da altri sostenuto, senza alcuna prova documentale ma basandosi sui “si dice”. Questo libro ci voleva proprio. Rimango in attesa dei prossimi due!

    • Pietro scrive:

      La nuova edizione de La Pietra angolare miriamica è un vero evento, del quale bisogna essere riconoscenti all’autrice, che ha voluto mettere a disposizione dei ricercatori materiale importantissimo. Occorre anzitutto precisare che questo è l’unico caso conosciuto di una struttura iniziatica attiva che apra i propri archivi in modo così pubblico, evidentemente perché nulla ha da nascondere. Non solo nessun altro ordine o presunto tale ha mai compiuto un’operazione tanto trasparente, ma se mai vi sono state pubblicazioni su Kremmerz, esse hanno sempre avuto il grave difetto di presentare documenti falsi. L’ultima di tante simili scorrettezze è un dizionario sgrammaticato di termini ermetici, il cui autore pensa che esibire presunte copertine di opere pseudoepigrafe di sua invenzione possa provare alcunché.
      La riproduzione di una parte cospicua dell’archivio Galleani conferisce invece a La Pietra angolare il valore di fonte ineccepibile. È stato così possibile confutare una serie di critiche e di false ipotesi, prese per buone in un mondo in cui i “forum” e i “social” pretendono di sostituirsi al lavoro dello storico.
      Si possono tra l’altro ricordare la definitiva confutazione dell’accusa di simonia rivolta a Kremmerz, perché la sua corrispondenza mostra in modo indubitabile il suo disinteresse per il denaro, la sua generosità e il fatto che, in ogni caso, gli era vietato ricevere denaro per la sua opera di iniziatore.
      Anche la questione dei rapporti con i maestri segreti dell’Ordine, Giustiniano Lebano e Pasquale de Servis, è liberata da tante leggende inutili, non soltanto sul piano personale ma più in generale rispetto all’atteggiamento dell’Ordine nei riguardi della Miriam. Ne emerge un quadro in cui non vi è spazio per iniziative personali e ove piuttosto si trova una trasmissione programmatica, da una struttura a un altra, di un sapere tramandato in forma riservatissima nei secoli.
      Seguendo lo sviluppo della storia si risolve anche uno dei misteri più sconcertanti che finora aveva lasciato interdetti quanti si richiamano in un modo o nell’altro a Kremmerz, ovvero la questione della sua successione. L’autrice riannoda tutti i fili, dimostrando che non si trattò di impossibilità di assicurare un seguito o di abbandono dell’Ordine, ma che al contrario tutto era stato predisposto in modo da continuare a far vivere la Miriam nei modi e con i tempi possibili per quell’epoca e per gli anni a venire.

      • Pietro scrive:

        L’interesse indubitabile dell’opera conduce a interrogarsi su alcuni punti per i quali sono auspicabili approfondimenti ulteriori.
        Nella Introduzione storico-filosofica di Galleani si legge “Con circolare di circa tre anni dopo, datata del dì 16 Dicembre 1912, il dottor Kremmerz notifica che egli deve ritirarsi dalla Direzione della Schola e che lascia ai Presidenti delle Accademie che si erano attivate in diverse città d’Italia, di provvedere da sé. Con lettera circolare di due giorni dopo, il Segretario Generale notifica ai fratelli che il Consiglio degli anziani ha deciso la sospensione della schola lasciando libertà alle accademie di costituirsi in Circoli per studi psichici, magnetici, magici, terapeutici e simili” (p. 4). Mentre la notifica di Kremmerz è riprodotta a p. 444 s., la circolare del Segretario Generale non è stata finora pubblicata. Eppure questa costituzione delle accademie in circoli è un passaggio che forse non va sottovalutato, e a cui orienterebbero diversi ordini di prove. Nelle schede originali manoscritte di Pietro Bornia, reperibili su internet, quella dell’Accademia Pitagora dice letteralmente: “Fondata ☉ 23 gennaio 1910. Chiusa il 31 dicembre 1912. Circolo [sottolineato nell’originale] dal 1° gennaio 1913. Chiuso nel gennaio 1925″. Del pari, nelle conferenze tenute a Bari nel 1921, Kremmerz in persona si esprimeva così: “lo stesso esperimento fu ripetuto al Circolo Pitagora pochi giorni dopo la conferenza”; “nel riorganizzare il Circolo, si è resa necessaria la formazione di vari gruppi, a seconda delle tendenze e delle prerogative personali”; “il nostro circolo è Circolo Pitagorico”. In nessun caso parla di Accademia. Ovviamente questo riguarda anche la compagine romana. Viene dunque da pensare che questa transizione effettivamente vi fu, con l’importante differenza che nel tempo soltanto a Bari sarebbe rimasto un Maestro del calibro di Borracci. Tale costituzione delle accademie in circoli va considerata come la prova del tramonto del progetto originario di Kremmerz, o come la revoca implicita della Pragmatica? Non necessariamente. Si può piuttosto ritenere che nel corso della storia la Miriam si sia adattata ai tempi e che di volta in volta abbia assunto la forma più idonea all’espletamento della sua funzione. Quando le condizioni l’avrebbero nuovamente permesso, la o le Accademie poterono nuovamente essere attivate.

        • admin scrive:

          Gentilissimo Pietro, rispondo con piacere alle sue acute osservazioni auspicando che servano di chiarimento anche ad altri lettori attenti e interessati quanto lei alla storia documentata della Fratellanza di Miriam .

          Come precisato in vari punti del libro, specie per il primo ventennio della storia della Fratellanza, si è attinto esclusivamente all’archivio Galleani-Jesboama e agli scritti ufficiali e autentici del Kremmerz. Ed è stato per coerenza con i n/s propositi, che non abbiamo pubblicato la lettera da lei citata che il Galleani non riporta, e alla quale, probabilmente, non vuol dare rilevanza di ufficialità.
          Infatti, ciò che egli mette in rilievo in merito a quell’episodio è più che altro quello che provocò e cioè: l’insorgere del Consiglio dei Maestri alla decisione cui erano trasversalmente giunti gli “Anziani” delle 5 accademie menzionate (cfr. pp. 4 e 5, Foto 11/4 e 11/5 alle pp. 450 e 451 del I Volume) messi “alla prova” dalla notizia del “doveroso ritiro“ del kremmerz. In pratica, stando a Jesboama, questa trasformazione delle accademie in “circoli” a quel momento non si verificò in quanto contrastata, a giusta ragione, dal Consiglio Magistrale ratificato dal Kremmerz.
          Le “schede” attribuite al Bornia (?) alle quali lei fa riferimento (pubblicate in un noto sito Web) annoterebbero, pertanto, quelle decisioni degli “Anziani” che nella realtà dei fatti non si attuarono, poiché non furono approvate dal Consiglio Magistrale ratificato dal Kremmerz che, in base alla Pragmatica, era l’unico responsabile nei confronti del Grande Ordine Egiziano dell’andamento della Schola e delle Accademie riconosciute e approvate dallo stesso Ordine (Cfr. pure le pp.418 e 419 del I Vol. e relative Note).
          Ma pur non volendo entrare in polemica sull’autenticità e la contestualizzazione delle suddette schede, mi permetto di aggiungere che gran parte del materiale documentale proveniente dal Virgiliano, anche se stimato autentico, non può essere paragonato per attendibilità dei suoi contenuti a quanto rinvenuto nell’archivio Jesboama poiché riferibile a lettere, annotazioni, etc. di pertinenza di fratelli Anziani e tutt’al più Presidenti o Presidi dell’Accademia romana ai quali, per ovvie ragioni, non veniva spiegato o partecipato quanto di esclusiva competenza dei Maestri… E, se non va dimenticato che Galleani-Jesboama fu un Maestro nell’Ordine Egizio e un Maestro nella Miriam con tanto di Stola dei celebranti etc., alle sue più consapevoli asserzioni, contemporanee ai fatti, non può che essere attribuito un valore maggiore! Non le pare? Inoltre le “schede” in questione, se autentiche, lasciano comunque il sospetto di essere state compilate, non solo posteriormente allo svolgersi dei fatti che annotano, ma anche nei termini funzionali a sostenere quelle tesi sulle quali i successivi responsabili del Circolo Virgiliano hanno voluto far poggiare, nel tempo, la legittimità delle proprie azioni. (Ma di questo si documenterà nel II volume).

          In relazione alle “Conferenze” che il Kremmerz tenne a Roma e a Bari nei primi mesi del 1921, nella nota 3 a p.482 del libro è precisato che la versione a noi nota è frutto della trascrizione di appunti del Maestro o presi durante la sua esposizione verbale, motivo per cui non l’abbiamo utilizzata come “documento” di sicura fattura del Kremmerz. Perciò non mi soffermerei troppo sul soppesare le parole che sono state ivi riportate. In particolare la parola “circolo” non crediamo possa essere contrapposta in quel contesto a quella di “Accademia” anche perché gli appartenenti ad un’Accademia costituiscono comunque, nel loro insieme, un “circolo operatorio” pitagoricamente inteso e posto sotto la dirigenza di un Maestro.
          Inoltre va ricordato che in data 23/6/1920 il Kremmerz scriveva al Galleani in relazione alla Vergiliana quanto documentato in Foto 1 a p.49 e trascritto a p.437 del libro, e cioè:
          “Verrò presto; devo parlarti delle cose nostre e di ciò che si fa a Roma dai nostri amici. Se te ne incarichi va benissimo, se non ti senti a ciò disposto, sciolgo tutto, perché non mi sento di fare il geronte responsale della musica strampalata che colà si suona”.
          La qual cosa confermerebbe che l’Accademia Vergiliana, a quella data, era ancora attiva e sotto la giurisdizione di Jesboama. Diversamente, perché il Maestro avrebbe dovuto pensare di chiuderla? Ma fu solo di lì a pochi mesi prima della Morte del Galleani (quando, cioè, questi stava già male e non poteva occuparsene) che fu trasformata in “circolo culturale di studi filosofici” come precisato alle pp.482/483.
          Nel mentre, quindi, concordo su quanto lei, Pietro, scrive sull’adattamento alle necessità dei tempi da parte della Schola e delle strutture accademiali che all’esterno la rappresentano, non risulta che la Pitagora, a differenza della Vergiliana, sia mai stata trasformata in “circolo” ma semmai disattivata per cause di forza maggiore (nello specifico e per il tempo in questione: incursione fascista) dato che alla sua dirigenza era preposto il Maestro Cajetel-Borracci, all’epoca ancora vivente e attivo a tutti gli effetti.
          Comunque, a conferma di quanto fin qui detto, sulle alterne vicende dell’Accademia Pitagora di Bari si documenterà ampiamente nel II Volume della Trilogia.
          Grazie ancora per l’attenzione a lei e a tutti i gentili lettori che partecipano e parteciperanno su questo sito i propri pensieri, quesiti, riflessioni… e obiezioni.

  • patrizia scrive:

    Concordo con Pietro che la pubblicazione della Pietra Angolare Miriamica sia un evento. Dopo tanto affannarsi da parte di detrattori o di interessi di parte la Storia documentata e particolareggiata della S.P.H.C.I. versa luce su quanto è realmente accaduto. Ciò che maggiormente ai miei occhi risalta è la coerente, granitica, ferrea disciplina ed obbedienza – Ortodossia in altre parole – che informa i rapporti tra i Dirigenti della S.P.H.C.I. e l’Ordine Egizio. Alla luce di tale ortodossia la questione della successione del Kremmerz, ad esempio, non poteva che essere stata già disposta ed approvata. Eppure qualcuno ne ha fatto il cavallo di battaglia delle sue illecite pretese. Sembra incredibile per la realtà sociale approssimativa e confusionale nella quale viviamo, ma qui si tratta invece di un “mondo iniziatico”, veicolo della trasmissione sapienziale ininterrotta, ove nulla è lasciato al caso e alle iniziative personali, per quanto lodevoli possano essere. Aspetto con interesse il prosieguo soprattutto per la magistrale figura di Benno “già Delegato Generale in pectore” col quale è sospesa la cronaca documentata del I volume della trilogia.

  • ida scrive:

    E’ chiaro che chiunque viva la vita della Scuola ermetica restaurata dal Kremmerz, ma anche chi per studio e conoscenza ne segua lo sviluppo non può che gioire dell’uscita de La Pietra Angolare Miriamica, un libro-verità. Vi si legge, in tutti i suoi particolari documentati, il gran lavorio di Esseri integrati ed evoluti per trasfondere in una struttura idonea la tradizione sacra, per renderla arca protetta da profanazioni e/o interpretazioni personali, per donarle la capacità di saper attraversare i tempi, complice il favore o al contrario le difficoltà proprie del contesto storico umano e sociale. Impresa eroica e divina! Negli ultimi anni si è diffusa a macchia d’olio, dal cartaceo al web, una storia di questa Fratellanza che ne snaturava l’essenza, le vicende e gli interpreti. Personaggi assolutamente estranei alla S.P.H.C.I., come Domenico Bocchini, sicuramente autore e uomo di tutto rispetto, chiamato in causa solo per autenticare millantate filiazioni da ordini massonici. Il bello è che anche insigni professori, forse sofferenti di pigrizia, hanno ripreso e riproposto le inventate informazioni e il tutto è divenuto una noiosa e insopportabile leggenda metropolitana, contraria alle fonti e al buon senso. Dunque tutta la stima alla Autrice e Curatrice del libro che, alla stregua dei Suoi predecessori, ha proseguito nell’infaticabile lavorio di tutelare e salvaguardare la S.P.H.C.I.

  • Pietro scrive:

    I rapporti tra l’Ordine e la Massoneria sono difficili da ricostruire, ma l’autrice de La Pietra angolare miriamica ha il merito innegabile di insistere sul fatto che l’Ordine non è identificabile tout court con la Massoneria egiziana. Questo è importante soprattutto ai giorni nostri, con la frammentazione inestricabile dei cosiddetti riti egiziani, alcuni dei quali si richiamano in vario modo a Kremmerz. Eppure in origine un collegamento, non certo una sovrapposizione, dovette esistere. Infatti nella circolare del 30 dicembre 1909, Lombardi scrive: “vengono esclusi da questa incompatibilità tutti i discepoli iscritti con qualunque grado al Gr. Or. Eg., sotto la cui alta dipendenza la nostra scuola isiaca è posta, e quei fratelli che siano iscritti a logge di Rito di Mizraïm di Napoli, qualora ne facciano domanda, possono continuare a partecipare ai lavori massonici e operatorii magici che sono propri di quel rito, anzi quelli che in dette logge hanno conseguito gradi elevati, possono essere tenuti nella considerazione che loro compete per le potenzialità raggiunte. […] Si fa, come per gli uomini, eccezione per le donne, signore o signorine di maggiore età, che siano iscritte al Maestrato Isiaco dell’Or. Eg. o siano servite per i riti verginali nelle logge misraimiche, anche senza bisogno di autorizzazione speciale”.

  • admin scrive:

    Molto puntuale la sua osservazione, gentile Pietro, anche perché è risaputo – e basta dare una scorsa ai siti web filokremmerziani per appurarlo – che alcuni identificano il Grande Ordine Egiziano col GOE massonico e in particolare col Menphis-Mizraïm. Già in questo primo volume si è cercato di mettere in discussione queste affermazioni che si spera, in proseguo, possano essere definitivamente fugate o quanto meno divenire oggetto di un sereno dialogo che le riconduca sul piano delle tante ipotesi più o meno possibili o verificabili.
    Comunque, che ci fossero, specie fino ai primi due decenni del Novecento, delle presenze residuali di appartenenti al Grande Ordine Egiziano (sia uomini che donne) nelle superstiti logge Mizraïmiche (delle quali Galleani testimonia l’esistenza a Napoli – vedi p.340 Foto 39/8) non abbiamo dubbi. Ma sempre il Galleani nei suoi appunti (presi a supporto delle nostre dichiarazioni) precisa l’esistenza “contestuale” sempre a Napoli, pure della Loggia Ammonia dell’Ordine Egizio e della “scuola pitagorica di Miriam”, diversificando così l’uno dall’altro questi tre differenti organismi e non lasciando spazio a commistioni.
    Fu comunque nel 1909 (vedi relazione ai 12 Maestri… nella Pragmatica Fondamentale p.383 e seguenti del libro) che Kremmerz dichiarò di aver definitivamente mutato le Logge in Accademie. Il che, in altri termini, potrebbe indicare una svolta decisiva nella separazione fra gli appartenenti alla Massoneria e gli appartenenti alla Miriam con la dichiarazione della incompatibilità fra le due strutture. È facile che, di conseguenza, avvenisse una cooptazione di elementi di provenienza da codeste logge massoniche di Mizraïm (già iscritti all’Ordine o discepoli di Maestri dello Stesso) nella Miriam, in virtù del novello Patto con l’Ordine Egizio (stipulato nel 1909) e del passaggio nel contenitore miriamico, forgiato allo scopo, della tradizione iniziatica egizia. Lo stesso Jesboama annota, infatti, i nominativi di vari Maestri dell’Ordine divenuti collaboratori stretti del Kremmerz nella Miriam (es: Clemente, De Cal, ed altri) come pure precisa, ad esempio, la filiazione massonica come “venerabile” a Bari di una Loggia, di Alberto Russo Frattasi (cfr. Foto 39/12 a p.344 del I Volume).
    Grazie e… alla prossima.

  • Elio scrive:

    Seguo con vivo interesse le osservazioni puntuali di Pietro e le risposte, altrettanto puntuali, dell’Autrice, concorrenti a fare chiarezza su una materia rimasta intricata per troppo tempo. Appropriatamente, Pietro parla di un eventuale “collegamento”, dunque non di “sovrapposizione” tra Massoneria egiziana e Ordine; ebbene, senza voler entrare più di tanto nell’argomento, per altro già abbondantemente chiarito dalla stessa Autrice, vorrei annotare – e registrare – che è proprio la citata circolare di Lombardi del 30 dicembre del 1909 a dirimere, in via definitiva, la questione. Per lo meno così a me pare sulla base della seguente considerazione: ove mai vi fosse stata non “sovrapposizione” ma addirittura “compenetrazione” tra Massoneria egiziana e Ordine, che motivo vi sarebbe stato per chiedere agli adepti della prima di stilare domanda di ammissione per accedere al secondo, soprattutto a “quelli che in dette logge hanno conseguito gradi elevati” e che pertanto potevano “essere tenuti nella considerazione che loro compete per le potenzialità raggiunte”? In proposito, vorrei anche osservare che da quanto mi è stato riferito, nella Miriam di oggi, per il modo in cui essa è strutturata dopo l’avvenuto trasferimento dell’intero patrimonio iniziatico e sapienziale, è possibile portare a compimento – parrebbe a compimento pieno – l’intero percorso iniziatico senza che vi sia più necessità dell’iscrizione all’Ordine, così come invece avveniva fino a un passato meno recente. Il che, evidentemente, testimonierebbe la “compenetrazione” – questa volta sì – dell’Una e dell’Altro.
    A presto.

    • admin scrive:

      Per Elio in riferimento al post del 18 febbraio u.s.:
      Non vorrei, da quanto lei scrive, che si fraintendesse il fatto che i due organismi: Fratellanza di Miriam e Ordine Egizio, siano la stessa cosa. In tal senso mi sembra opportuno precisare che pur utilizzando gli stessi strumenti e le stesse pratiche tradizionali facenti parte del patrimonio sapienziale e iniziatico dell’Ordine, la Fratellanza è da sempre e per sempre vincolata da un indissolubile “Patto” ad utilizzarli esclusivamente nella ben nota finalità terapeutico-evolutiva su cui si fonda, e pro-salute populi. Ma indubbiamente, come le è stato detto, all’interno della stessa Fratellanza è possibile aspirare ai tre gradi di Maestrato previsti nell’Ordine Egizio ed entrare, conseguentemente, in diretto contatto con i Vertici dell’Ordine o Capitolo Operante; della qual cosa, l’attuale Delegato Generale, che nell’arco degli ultimi quarant’anni ha compiuto il suo percorso evolutivo partendo dal noviziato miriamico, è l’esempio vivente e paradigmatico.
      Pertanto più che di “compenetrazione” sarebbe meglio parlare di “comprensione” e “reciprocità” dell’Una all’Altro.

  • patrizia scrive:

    Mi inserisco nell’interessante dibattito. E’ vero che si possa pensare ad un contatto tra appartenenti all’Ordine Egizio e Massoneria nei primi anni del ‘900. Ma basta leggere a pag. 268 e seguenti del libro il Primo Regolamento Esteriore Generale del Gr.Or. Eg. per capire la fondamentale estraneità dell’uno dall’altra. Inoltre a pag. 270 compare testimonianza della datazione della perpetuazione della “Sorgente del Nilo benefico nel Mondo dell’Ignoranza Sacra” in terra italica all’epoca della Partenope Antica (in nota è specificato dal IX secolo a.C.). Cosa potrebbe entrarci questa data con la Massoneria?
    In altra pagina (286) figura il Conte Garin di Cocconato come presidente della Scuola Pitagorica di Miriam, che è lo stesso dal quale il Kremmerz volle, in Notizie Diverse della Medicina Ermetica del 1900, puntualizzare la estraneità poiché, liquefatta la Scuola Pitagorica di Napoli, era passato ad altro indirizzo scientifico materialista da cui Kremmerz affermò “siamo lontani per molti milioni di chilometri”. E’ probabile si trattasse di indirizzo di ricerca psichica, che tanto all’epoca era seguito. Dalla lettura del libro e da quanto chiarisce l’Autrice sempre più mi è chiaro che fino al momento della sistemazione definitiva della Schola, il Kremmerz, in esecuzione del Mandato ricevuto dall’Ordine Egizio, nel clima magmatico dell’epoca, dovette districarsi e porre confini rispetto a molte correnti che non avevano in realtà affinità con la Miriam.

  • Anastasio scrive:

    Dichiarare opinioni, o stimolare discussioni su questo volume ritengo sia un passatempo ozioso: nel volume parlano coloro che c’erano e coloro che sanno, quindi con l’imbarcarsi in analisi più o meno motivate si rischia di trascurare gli aspetti più vivi e contagiosi dell’opera. Dopo aver per anni ascoltato e suonato “musica strampalatissima”, nel volume ho subito cercato la connessione con quanto al suo interno vibra, ed ho trovato tanto, tantissimo.
    Sì, potrei soffermarmi ed argomentare sulle scelte editoriali, sulle piccole imperfezioni presenti qui e là, su qualche doveroso dietro-front, sul confronto con i numerosi spunti polemici originati dai soliti “papetti”, ma a cosa servirebbe? Sarebbe come voltare le spalle a quanto veramente di utile è contenuto nell’opera, ai tanti esempi offerti, alle tante istruzioni e alle tantissime indicazioni da approfondire con tenacia ed umiltà.
    Il volume va letto e studiato più volte, va meditato profondamente in molte sue parti, va “restituito” in termini di pace interiore e di ferrea volontà operativa.
    A mio modesto avviso, l’altruismo messo in campo dall’Autrice merita riscontri pratici ed è nel senso di questo impegno che mi unisco ai tanti sentiti ringraziamenti già espressi in questo spazio.

    • Elio scrive:

      Concordo con Anastasio là dove esprime apprezzamenti per il contenuto dell’Opera e per il riconoscimento dell’impegno messo in campo dall’Autrice a testimonianza della verità storica e fattuale delle vicende relative alla Fratellanza di Miriam. Invece non concordo, anzi dissento fermamente, là dove ritiene che “dichiarare opinioni o stimolare discussioni su questo volume sia un passatempo ozioso”. Mi pare che la stessa creazione di questa pagina e la sua intitolazione, “Una porta aperta”, da parte dell’Autrice vadano appunto nella direzione dell’invito al confronto e allo scambio di opinioni. Affrontando la questione da lettore esterno, particolarmente incline ad attribuire al rigore storico e filologico l’importanza che va loro data, e quindi non da addetto ai lavori coinvolto passionalmente (condizione a cui per altro guardo con tutto rispetto e che non considero affatto secondo un’accezione negativa) , devo dire che eventuali chiarimenti su punti specifici, anche se originati da dichiarazioni di opinioni, magari formatesi sulla base di antecedente disinformazione, siano altamente auspicabili. Per quello che ne so, su Kremmerz e sulla Scuola da lui fondata, sulle vicende che hanno fatto seguito alla sua scomparsa e sulla questione trita e ritrita della successione, spesso manipolata ai fini di legittimazioni personalistiche oppure per mera volontà di discredito, si è detto di tutto, specialmente sui tanti siti web e forum che popolano la rete. Che vi sia perciò uno spazio dove, come chiede l’Amministratore, si possa sviluppare una discussione innanzi tutto “educata” e un confronto utile all’approfondamento di quei punti che sono sempre apparsi i più controversi, non può che essere visto come una ulteriore possibilità di ampliamento del proprio bagaglio di conoscenze.
      Detto questo, mi piacerebbe capire meglio la posizione di Lombardi-Benno dopo la morte del Kremmerz, anche se non mi sono ancora del tutto chiare alcune decisioni assunte con Kremmerz ancora vivente. Per esempio trovo contraddittoria la notifica, dopo personale sottoscrizione, della Circolare che fa seguito alle decisioni assunte dal Consiglo degli Anziani e la successiva, immediata presa di posizione, alla prima contrapposta, derivante dal “Consiglio dei Maestri”. Non essendo addentro alle questioni iniziatiche e ai comportamenti che vi si possono eventualmente configurare, mi pare semplicemente strano questo sdoppiamento di ruoli nella stessa persona, a meno che il fatto di “sottoscrivere e notificare” una circolare, i cui contenuti, per quel che si evince dalla lettura della Pietra Angolare, parrebbero non essere condivisi dallo stesso Benno, non rientri appunto in un’ottica strettamente “notarile”. Personalmente, mi sarei aspettato, da parte di Lombardi-Benno, già in sede di Consiglio degli Anziani e proprio in virtù della suo status di “Maestro” (ovviamente, sempre che a quella riunione fosse presente anche Benno, cosa che dalla lettura della Pietra Angolare non pare proprio si possa affermare), un intervento atto quanto meno a notificare ai Fratelli che stavano procedendo secondo un orientamento non ortodosso. Ma, come ho detto prima, non sono addentro alle questioni iniziatiche, non metto becco su cosa o come o quando un Maestro debba fare. Di sicuro, la figura e il ruolo di Benno appaiono quanto meno intriganti sotto il profilo storico e lasciano vivo il desiderio di capire meglio quello che fu il suo operato negli anni immediatemente a venire. Ma per questo immagino si debba aspettare il secondo volume e perciò, a meno di eventuali gustose anticipazioni, resto in paziente attesa. Un saluto a tutti.

      • admin scrive:

        Per Elio in riferimento al post dell’8 marzo u.s.:
        In merito a quanto lei scrive e che di seguito riporto:

        “…trovo contraddittoria la notifica, dopo personale sottoscrizione, della Circolare che fa seguito alle decisioni assunte dal Consiglo degli Anziani e la successiva, immediata presa di posizione, alla prima contrapposta, derivante dal “Consiglio dei Maestri”… mi pare semplicemente strano questo sdoppiamento di ruoli nella stessa persona, a meno che il fatto di “sottoscrivere e notificare” una circolare, i cui contenuti, per quel che si evince dalla lettura della Pietra Angolare, parrebbero non essere condivisi dallo stesso Benno, non rientri appunto in un’ottica strettamente “notarile”…”

        mi permetto di rinviarla alle note 18 e 21 rispettivamente a p. 418 e 419 del I volume, in cui è implicitamente contenuta la risposta alla sua legittima osservazione.

        Al suo personale e rispettabilissimo parere:

        “…mi sarei aspettato, da parte di Lombardi-Benno, già in sede di Consiglio degli Anziani e proprio in virtù della suo status di “Maestro”… un intervento atto quanto meno a notificare ai Fratelli che stavano procedendo secondo un orientamento non ortodosso.”

        vorrei solo aggiungere che in ambito “iniziatico” il comportamento di Benno-Lombardi non fa una piega, in quanto “ubi maior minor cessat” e pertanto non stava certo a lui interferire nei disegni del Delegato Generale (Kremmerz) atti a verificare la fedeltà e l’ortodossia sia dei suoi più diretti collaboratori (Maestri) sia dei Presidi delle Accademie (Anziani).
        Altre notizie documentate su Lombardi, come da lei già messo in conto, saranno inserite nel II volume. La prego di pazientare. Grazie.

    • Orso Guerino Salimbeni scrive:

      Il volume merita attenzione: non c’è dubbio.
      Come non v’è dubbio che le opinioni – tutte le opinioni – siano un passatempo ozioso che non aggiunge alcun valore al concreto di un sapere e un saper-fare. Nondimeno, chi questo sapere non lo ha o non lo possiede deve forzatamente basarsi sull’opinione, e quindi la stima: e viene in questo aiutato dai fatti e dalle testimonianze di ‘coloro che c’erano’ e anche dalle testimonianze – e dai fatti – di quelli ‘che ci sono’.
      Notevole la scelta dell’Autrice di dare a questo lavoro un taglio giornalistico di tipo americano, legato e collegato al concreto delle evidenze e rigoroso nella scelta delle fonti: tutte documentate.
      Emerge certo la differenza tra l’opera degli anni ’90 – in cui l’allora Iah-Hel evidenziava come motivo alla pubblicazione il precipuo interesse dei Fratelli a un’esposizione storico-cronologica che li illuminasse sulla continuità ortodossa e tradizionale della S.P.H.C.I., da cui la scelta editoriale dal taglio per così dire ‘intimo’ – e l’opera attuale – sorta a testimonianza di una Tradizione Iniziatica ininterrotta, nonché a difesa della Sua ortodossia, e rivolta a tutti, indistintamente appartenenti o meno al ‘settore’ esoterico.
      Ritengo quindi che non sia corretto parlare di “dietro–front” ma di doverosa distinzione tra quanto è sostenibile dall’onere della prova e quanto non lo è.
      Quanto allo stimolare discussioni… Beh, su questo la ‘porta aperta’ voluta dall’Autrice è significativa: un percorso scientifico-sperimentale porta infatti Chi lo pratica
      1) alla consapevolezza che si va a costruire sempre sul sapere già coltivato, e quindi avulso da ogni individualismo;
      2) alla concentrazione sul proprio risultato e sul proprio limite, onde definirlo e – se possibile – superarlo;
      3) all’apertura al prossimo onde restituire all’umanità quanto per l’Umanità si è ricevuto.
      Auguro quindi a me e a tutti la condizione ‘anastasia (che nasce a nuova vita) e la possibilità di rendere il proprio orecchio talmente puro da intendere la Legge dei rapporti armonici che presiedono a ogni musica, così da essere immuni – e per sempre – da ogni sonata strampalata: anche se la sua esecuzione pretende di essere in nome dell’amor…

      • admin scrive:

        Per Orso Guerino Salimbeni in riferimento al post dell’8 marzo u.s.:
        La ringrazio e le confermo che mi è gradita la collaborazione di tutti voi lettori specie nell’anelito di migliorare in chiarezza e ortodossia ogni sforzo connesso al mio ruolo di tramite e portavoce delle Gerarchie della Schola.

    • admin scrive:

      Per Anastasio in riferimento al post del 5 marzo u.s.:
      Gentilissimo, le sarei davvero grata se potesse segnalarmi le imperfezioni e i refusi che ravviserà durante la sua attenta lettura così da poter quanto prima stampare una errata corrige di questo I volume, ovviamente estendendo questa cortese richiesta di preziosa collaborazione a tutti gli altri lettori. Grazie.

  • m_rosa scrive:

    Per un verso sono pienamente d’accordo con Anastasio, quando dice che questo testo deve essere metabolizzato per essere “restituito” in termini di crescita personale; anch’io credo che la Sua forza, oltre che nella informativa puntuale e documentata che offre, sia nella capacità di modificare in senso positivo il lettore.
    Ciò da cui dissento un po’ è il non approfittare della disponibilità espressa, tra l’altro chiaramente ,dall’Autrice, per chiedere chiarimenti o puntualizzazioni là dove si renda necessario, senza contare che spesso il chiarimento dato ad uno può servire a molti.
    D’altronde, come ci insegna questo libro, la discussione franca, aperta, veritiera, è sempre la miglior cosa!

  • Cecio scrive:

    Ho da poco concluso la lettura della Pietra Angolare Miriamica, e mi accingo a varcare l’uscio di questa porta così gentilmente aperta dall’Autrice. Questo volume, a differenza di quello precedentemente pubblicato negli anni ’90, si presenta come una cornucopia di notizie. Dal punto di vista storico, l’analisi condotta, a mio parere, con metodo encomiabilmente positivo e super – partes conferisce al libro la dignità di un’enciclopedia storica di prima qualità, nella quale la parola dell’Autrice viene corroborata quasi ad ogni passo dalla testimonianza inoppugnabile dei documenti e delle foto. Dal punto di vista più inerente l’ambito esoterico, questo volume pare essere un dono fatto dalla Delegazione Generale dell’Associazione. I diversi e frequenti documenti inediti del Maestro Jesboama tratti dall’archivio del Trust spessissime volte costituiscono un nutrimento che, come affermato più che correttamente da Anastasio, va digerito, aggiungerei io, a più riprese. Una lettera quale quella del Kremmerz ai Fratelli Jesboama, Crisogenon e Abeon stupisce nella sua pubblicazione per la generosità di elargizione della Delegazione di documenti tanto riservati quanto utili per chi volesse, anche solo da lontano, abbeverarsi alla fonte ermetica. Rimane solo oscuro alla mia comprensione il perché l’Ordine Egizio non abbia costituito fin da subito la Myriam con la struttura oggi presente, ma abbia dovuto passare diverse fasi di evoluzione prima di assestarsi sulla definitiva (forse?) forma odierna; e, sempre in questa zona oscura, rimane per me il motivo per il quale l’Ordine Egizio abbia avuto la necessità di cambiare il proprio regolamento interno (nel libro infatti si parla di un ordinamento provvisorio e modificabile con il tempo) nonostante fosse formato presumibilmente da componenti già lontani dai costanti mutamenti della cultura storica. Una possibile risposta potrebbe essere la presenza di indiretti nell’Ordine, e quindi ancora lontani forse da un’evoluzione personale che li mettesse al riparo dalla lunaticità delle mode di pensiero. Ma se così fosse, ritornerei a porre il primo quesito. Ringrazio ancora la Direzione per quest’opera a mio avviso unica nel suo genere, per contenuti e precisione, e colgo l’occasione per riagganciarmi velocemente al discorso sullo scambio d’opinione nato nei post precedenti. Questa Scuola filosofica si ripropone, così come scritto nella Pragmatica Fondamentale, due metodi di insegnamento: uno per riti individuali, e uno di tipo più scolastico, tramite conferenze e studi e lavori collettivi in Accademie (P.F. capo 1 art. 2 e capo 2 art. 19, seppur non in tutta la storia della Fratellanza . Ebbene, se lo scambio di opinioni fosse puramente ozioso, non vedrei la necessità di istituire dei momenti di studio comune, e non troverei neanche motivazione dell’apertura di questo blog e di questo spazio così gentilmente offerto. Aggiungo solo che uno dei punti cardine dell’antico metodo maieutico – che questa Scuola sembra adottare – era proprio il confronto tra l’Allievo e il Maestro, che si trasformerà, nella seconda generazione filosofica da Socrate, con i filosofi peripatetici, in scambio anche fra gli stessi allievi. Dunque forse, in questo particolare caso, affinché la digestione avvenga, è forse necessario anche uno scambio comune, per poter assorbire, da altri, alimenti magari non digeriti prima o gusti non percepiti. Ringrazio ancora per l’ospitalità.

    • admin scrive:

      Per Cecio in riferimento al post del 9 marzo u.s.
      Rispondo cercando di fare un minimo di chiarezza sui suoi dubbi di seguito riportati:

      “Rimane solo oscuro alla mia comprensione il perché l’Ordine Egizio non abbia costituito fin da subito la Myriam con la struttura oggi presente, ma abbia dovuto passare diverse fasi di evoluzione prima di assestarsi sulla definitiva (forse?) forma odierna; e, sempre in questa zona oscura, rimane per me il motivo per il quale l’Ordine Egizio abbia avuto la necessità di cambiare il proprio regolamento interno (nel libro infatti si parla di un ordinamento provvisorio e modificabile con il tempo) nonostante fosse formato presumibilmente da componenti già lontani dai costanti mutamenti della cultura storica.”

      Le faccio molto semplicemente notare che, come accade in natura, tutto quanto deve avere vita lunga e fruttuosa comporta più fasi di crescita, spesso scandite da crisi o apparenti implosioni, prima di esplodere in tutta la sua magnificenza. E, per quanto concerne la Miriam, è probabile che per questa esplosione “manifestativa” si dovrà ancora attendere… sebbene se ne inizino ad intuire i prodromi come evidentemente anche lei è riuscito a cogliere.
      Mentre, circa il Regolamento dell’Ordine, non mi pare sia scritto che possa o debba essere cambiato nel tempo, almeno per quanto concerne la “sostanza” o “essenza” dello stesso. Semmai è stato fatto presente che un cambiamento di “forma” potrebbe rendersi necessario per mero adattamento all’ambiente e alla società in cui i suoi appartenenti, di oggi e di domani, devono o dovranno vivere e operare. Ma, beninteso, essi dovranno restare fedelmente ossequienti agli inalienabili Fondamenti della Sacra Scienza Pontificale Egizia, e saldamente agganciati al “Mondo delle Cause”, cioè a quella sorgente inesauribile di nutrimento indispensabile a propiziare in loro la perfezione delle Umane Virtù.
      Grazie per il suo contributo.

  • Kridom scrive:

    Se nel libro ben si distingue tra la massoneria egizia e il Grande Ordine Egiziano, dalla lenta digestione del libro, mi sorge una richiesta di chiarimento sulla figura di Izar, di cui – immagino volutamente – in pratica non si tratta. Il maestro Izar corrisponde alla personalità profana di Pasquale de Servis? Ha avuto egli un qualche ruolo della gestazione della Fratellanza di Miriam?

    • admin scrive:

      Per Kridom in riferimento al post del 15 marzo u.s.:
      Gentile lettore, mi permetto di rinviarla a p. 356 del I volume e in particolare alle note 9-10-11 della stessa pagina.
      A corollario posso solo personalmente osservare che, se davvero Pasquale De Servis fosse stato il Maestro Iniziatore del Formisano e colui che gli conferì Mandato per la ristrutturazione della Miriam, codesta sua identità profana collegata a quel ruolo non sarebbe in alcun modo trapelata. Sarei più propensa perciò a pensare che, a partire dallo stesso Kremmerz, si sia volutamente lasciato credere che lo fosse, magari per dirottare l’attenzione dei curiosi o interessati, dai veri Iniziatori e Mandanti del Kremmerz, o Vertici del Grande Ordine Egiziano (Cfr. Relazione ai 12 Maestri… p.382 e seguenti del I volume).
      Del resto, stessa cosa è accaduta con altri personaggi, come la storia della Fratellanza insegna… e, da quel che mi risulta, i chiarimenti corredati da prove documentali e inconfutabili, arrivano solo quando reputati funzionali ad attestare l’andamento ortodosso e la continuità ininterrotta della Schola. E nei confronti del personaggio Pasquale De Servis codesta funzionalità al momento non sussiste.

  • coralreef scrive:

    Se penso a tutte le speculazioni misteriosofiche galleggianti sul mare del web negli ultimi anni di contro ai tanti documenti, evidenze, collegamenti incontrovertibili che emergono da questo libro! Qui, il Grande Ordine Egiziano, occasione di tante diatribe supponenti, come una scultura dal marmo appare nella propria concretezza e realtà funzionalmente blindate nella Schola Ermetica di Miriam.
    Penso a quanti personaggi ho incontrato nella mia vita, presunti maestri e ipermaestri e alla fine maestri di niente; e penso a tutti quei vecchi – pseudo grandi solo per aver verniciato di rughe la propria inconsistenza – alla fine inaciditi per non essere stati giovani mai (come canta la canzone di De Andrè “senza mai figli senza più voglie che continuano a prendersi la briga e di certo il gusto di dare a tutti il consiglio…” sbagliato!)
    Davanti alla nuda esposizione di come si sono svolti i fatti non si può che dedurre che la tradizione è viva e trasmessa da persone vive a Chi è stato giudicato adatto a trasmetterla. (E a questo proposito, a ben leggere fra regolamenti e cronache, si delineano anche le caratteristiche di quella santità laica tanto auspicata dai vari iniziati di penna ma altrettanto difficile a realizzarsi quanto quella religiosa. Perché la santità è la santità, comunque la si voglia chiamare, e se è facile dire che occorre essere buoni, onesti, altruisti e coerenti, e magari anche sincronici ai ritmi naturali, il difficile è passare dalla teoria alla pratica e, da mane a sera – e pure la notte, perché no? – fare davvero quello che si va predicando di fare!!!).
    Infine noto la differenza tra il Maestro M.A.Iah-hel (che in modo trasparente e senza passionalità rende testimonianza storica inquadrando la dottrina ermetica – che pure prescinde dal tempo – nelle varie cornici temporali e spaziali che l’hanno respirata) e tutta la ciarlataneria che viaggia per la nostra nazione e per l’intero globo appropriandosi degli insegnamenti di Kremmerz senza farsene segnare e continuando a riscaldare la medesima minestra di piselli secchi nell’idea di far ingolosire (!!!) qualche ingenuo.
    Comunque così dev’essere: ognuno è guidato dal proprio cuore che dà anche il limite di quanto si riesce a fare. Entrare nella Schola è sempre una rivoluzione che non tutti sono disposti a compiere.
    Nondimeno, dopo anni di lavoro e di osservazione puntuale, in me e intorno a me, non posso che augurare a chi ancora va errando e cerca una strada concreta di afferrare la mano della Miriam.
    E lasciarsi educare (latinamente inteso).

  • Fler95 scrive:

    A pagina 281 del volume è menzionato in una riga il titoletto “Regolamento particolare delle Maestre (art. 116)”. Il riferimento è a quanto disposto dall’Ordine Egizio che, evidentemente, ha sempre previsto un percorso al femminile fino ai massimi gradi. Noto ancora che, mentre su un percorso maschile ci sono state tante chiacchiere e pubblicazioni – anche dovute alla sottrazione di materiale da parte di taluni ‘religiosi’ – su quello femminile c’è stato e c’è il silenzio: salva l’evidenza di un Delegato Generale Donna a testimoniare quanto già emerso in titolo. Sono forse le Donne più discrete?

  • alchemilla scrive:

    Ho letto tutto questo meraviglioso libro-diamante, ovviamente, note comprese e mi propongo di rileggerlo per poterne giovare ancora di più della Luce benefica che emana per poter divenire un tramite della Miriam almeno un po più cosciente e Forte nel non perdere di vista il Centro.
    Grazie carissimo maestro M.A.JAH-HEL e permettimi attraverso TE di ringraziare la Miriam. Non oso chiedere del secondo vol quando avremo il dono di leggerlo perché è indubbio l’enorme lavoro ma spero prestissimo!!!

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